Abstract Rapporto di ricerca
Maggio-Giugno 2000
DAGLI ATTEGIAMENTI AL COMPORTAMENTO POLITICO.
ATTRIBUZIONE DEL VOTO A COLORO CHE NON DICHIARANO LA PREFERENZA DI VOTO
Flavio Bonifacio, Metis sas
Premessa
L´indagine riprende le domande usate nella European Values Survey e concerne diverse questioni: la
partecipazione ad associazioni, la religione, il localismo, l´orgoglio di essere italiano, la fiducia nelle
Istituzioni, la fiducia nelle persone, l´educazione dei bambini, ecc.
Si esaminano le distribuzioni degli atteggiamenti nella successione in cui sono stati rilevati e si analizza
la distribuzione dell´autocollocazione politica, cercando di cogliere le differenze intercittadine.
Si definiscono le dimensioni (nota 1) che riassumono gli atteggiamenti e se ne illustra qualche correlazione.
Per esigenze descrittive gli intervistati vengono raggruppati secondo un criterio di similarità (nota 2)
delle
risposte fornite durante le interviste e riassunte nelle dimensioni definite. Le stesse dimensioni vengono
poi usate per collocare politicamente in uno schema bipartitico coloro che non si schierano (nota 3)
in maniera
esplicita. Vengono descritte le relazioni tra i gruppi e la scelta di autocollocazione politica.
Tra i risultati più importanti emergono in primo luogo alcune conferme: Torino guardinga ed attenta rispetto
ad una Milano più spregiudicata. Torino incertamente a sinistra, ma a fatica. Milano a destra, con sicurezza.
Per i Torinesi e i Milanesi l´Italia è ancora il Bel Paese, e gli Italiani sono ancora soprattutto poeti
(e navigatori, forse). Di questo sono soprattutto orgogliosi gli intervistati. E qualche interrogativo:
gli Italiani (Torinesi e Milanesi) tengono di più alla loro automobile che a qualunque altra cosa?
Una nota per l´attento lettore: trattandosi di questioni piuttosto delicate toccate per di più da
un´inchiesta telefonica, le distribuzioni degli atteggiamenti sono molto squilibrate sempre. Per questa
ragione la prima parte del lavoro che concerne le differenze tra Torino e Milano, è condotta più tenendo
conto della congruenze delle differenze riscontrate, che non della loro ampiezza. Dal momento in cui gli
atteggiamenti vengono sintetizzati in dimensioni, la significatività statistica è l´unico criterio che
abbiamo utilizzato per scegliere le relazioni da commentare (evidentemente insieme con l´interesse che
presentano).
La posizione politica
I Torinesi rispondono meno dei Milanesi: l´11% contro il 7%. Per il resto si confermano le posizioni già
note che si esprimono tra l´altro nelle scelte amministrative delle due città: un po´ più a sinistra
Torino, un po´ più a destra Milano: circa il 29% a Milano e circa il 35% a Torino sono gli intervistati
che si collocano nell´area estrema sinistra-sinistra-centrosinistra; il 25% a Milano e il 20% a Torino si
dichiarano di destra. Questo dato va letto unicamente nei termini delle differenze tra le due città:
infatti la maggioranza relativa in queste fittizie elezioni è di chi non sa collocarsi o non risponde:
circa il 30% complessivamente. Volendo se ne può trarre una considerazione: tendono ad esprimersi di più
coloro che votano a sinistra.
Gli atteggiamenti in sintesi
Dall´analisi dei vari aspetti trattati precedentemente nel dettaglio emergono piuttosto chiaramente le
seguenti dimensioni: per quanto riguarda l´associazionismo, se ne riscontrano quattro tipologie:
associazioni sportive, associazioni di tipo politico, sindacale e culturale, associazioni per l´ambiente
e il terzo mondo, associazioni di tipo assistenziale e religioso. Due dimensioni si riscontrano per
l´orgoglio di essere italiano: l´uno è stato denominato stereotipico perché si esprime sulle note della
tradizionale icona del Bel Paese: paesaggio, arte, scienza, gente; il secondo viaggia sulle onde
dell´apprezzamento della politica e dell´economia. Per quanto concerne la fiducia distinguiamo quattro
sindacati, parlamento, nei partiti, nello stato tout-court via via fino alla fiducia nell´unione europea;
la fiducia negli enti locali; la fiducia nei mezzi di comunicazione, nella struttura economica e
industriale; infine la fiducia nelle istituzioni più classiche: la chiesa e le forze dell´ordine.
Per quanto riguarda l´educazione dei bambini registriamo due atteggiamenti fondamentali: l´uno più aperto
agli altri e più fondamentalmente orientato verso i bambini, l´uno virato all´esteriorità (buone maniere) e
all´obbedienza. L´orientamento verso la protesta si muove su due binari: l´uno attento e legalistico
(petizione, manifestazioni autorizzate, boicottaggio prodotto, comitati di quartiere), l´altro più duro
e irriverente (occupare edifici e fabbriche, scioperi non autorizzati).
La giustificazione di atteggiamenti morali e sociali più o meno riprovevoli annovera tre dimensioni:
l´atteggiamento facile che registra l´assuefazione (nota 4) a quasi tutti i comportamenti descritti
dichiarati,
ivi compresi l´uso di droghe, la prostituzione, gli scontri con la polizia, ecc.; l´atteggiamento che
considera non biasimabili i comportamenti relativi alle questioni della famiglia (divorzio, aborto) e
più in generale le questioni cosiddette civili (eutanasia, fecondazione artificiale).
Infine la misura dell´atteggiamento favorevole all´evasione fiscale.
Come è già emerso nell´analisi di dettaglio le differenze tra Milano e Torino non sono grandi. Soltanto
registriamo un livello di fiducia negli enti locali significativamente più alto a Torino. Segnaliamo alcune
curiosità ed alcune conferme: l´unica variabile con cui è significativamente legato l´atteggiamento
favorevole all´evasione fiscale è il livello di fiducia verso lo stato, ovviamente in senso inverso:
più si è fiduciosi nelle istituzioni meno si è favorevoli all´evasione fiscale. In assoluto la relazione
più forte si registra tra l´atteggiamento di tolleranza verso i bambini, che registra punteggi bassi sulla
dimensione ispirata all´obbedienza, alla fede ed alle buone maniere, con la tolleranza morale: le due
tolleranze procedono insieme (r=0,43). Al secondo posto (r=0.40) troviamo la relazione tra l´orgoglio
basato su argomentazioni politico-economiche e la fiducia nello stato. Questo tipo di orgoglio esprime
anche un certo legame positivo con il grado di fiducia nelle persone (r=0,20). Al terzo posto troviamo
la relazione tra fiducia dell´ordine costituito (chiesa, esercito, ecc.) e la tolleranza morale.
In questo caso la relazione è inversa: più si crede nell´ordine meno si è tolleranti (r=-0,39).
Al quarto posto è la tendenza alla protesta pesante che si lega anch´essa con la tolleranza morale,
in modo diretto però (r=0,37). Chi apprezza i legami con le collettività, a qualunque livello intese,
denuncia anche una maggior fiducia nello stato, negli enti locali (questa relazione è al quinto
posto: r=0,32) e praticamente con tutti gli aspetti della fiducia. Infine citiamo ancora al sesto
posto (r=-0,30) la relazione tra fiducia nelle istanze dell´ordine e la tendenza a protestare in modo
forte. La relazione è, come ci si aspetta, inversa: più si ha fiducia nelle normali istanze dell´ordine
(esercito, chiesa, ecc.) meno si protesta.
Tre "scuole di pensiero"
Scegliendo opportunamente alcune dimensioni di atteggiamento precedentemente emerse si coagulano tre gruppi
di persone abbastanza caratterizzate. Le dimensioni analizzate sono la partecipazione ad associazioni
politico-culturali, l´orgoglio politico-economico, la fiducia nello stato, la fiducia nell´industria,
nelle banche, nei mezzi di informazione, la fiducia nella chiesa e nelle forze dell´ordine, la propensione
alla protesta dura, la tolleranza verso comportamenti poco condivisibili, la tolleranza verso i problemi
implicati dalla questione dei diritti civili (aborto, divorzio, eutanasia, ecc.), l´atteggiamento verso
l´evasione fiscale.
Il primo gruppo comprende coloro che tendenzialmente partecipano ad associazioni politico-culturali,
hanno una scarsa fiducia nell´ordine costituito, tendono alla protesta anche dura, sono tolleranti,
hanno abbastanza fiducia nello stato, non spiccano per orgoglio per politica ed economia, sono
tendenzialmente contrari all´evasione fiscale, hanno poco fiducia nella struttura industriale e finanziaria.
In questo gruppo ci sono 246 persone.
Il secondo gruppo si caratterizza per non avere affatto orgoglio per le questioni della politica e
dell´economia, per essere sfiduciato nei confronti dello stato, per avere alquanta fiducia nella chiesa
e nelle forze dell´ordine, per rifuggire dalla protesta dura, per essere genericamente intollerante
(ma non intollerante verso le questioni dei diritti civili (nota 5) e per apprezzare l´evasione fiscale. Sono 378
persone.
Il terzo gruppo oltre a non partecipare come il precedente ad associazioni di carattere politico-culturale,
è molto orgoglioso di politica ed economia, ha molta fiducia nello stato ed anche nel sistema industriale,
nella chiesa e nelle forze dell´ordine. Rifugge anch´esso, come il precedente, dalla protesta vivace ed è
intollerante da tutti i punti di vista. Rispetto all´evasione fiscale ha un atteggiamento incerto.
In questo gruppo ci sono 376 persone.
Denominerò questi gruppi UNO, DUE e TRE. Nell´immagine in Fig. 1 sono rappresentate quattro dimensioni:
la tendenza alla protesta (FP4_13_2), la fiducia nello stato (FP3_7_1), la tolleranza morale (FP4FP5_1)
che nel secondo grafico è sostituita dal favore verso l´evasione fiscale (FP4FP5_3). Il gruppo UNO è
rappresentato dalla sfumatura intermedia di grigio (grigio), il gruppo DUE dalla sfumatura scura (blu),
il gruppo TRE dalla sfumatura chiara (giallo). Si osserva come sostituendo l´asse verticale il gruppo TRE
scivoli sopra il gruppo UNO: mentre il gruppo UNO è più tollerante del gruppo TRE, il gruppo TRE vede
con più favore del gruppo UNO l´evasione fiscale. Il gruppo DUE sembra seguire in questo movimento il
gruppo TRE anche se a livelli molto più bassi di fiducia nello stato. Ruotando gli assi e portando in primo
piano l´asse della protesta (Fig. 2) si osserva come il gruppo UNO sia al contempo spostato su gradi
alti di tolleranza e di protesta, rispetto agli altri due.
Fig.1 I gruppi: asse z tolleranza (a); asse z evasione fiscale (b)
(a)

(b)

Fig. 2 Tolleranza e protesta in primo piano

Gli atteggiamenti per collocare politicamente gli intervistati reticenti
Si sa che il problema di ciascuna indagine politologica, dai sondaggi d´opinione agli exit-poll, all´analisi
dei flussi elettorali è quello di collocare coloro che non dichiarano il proprio voto. E´ un problema che
abbiamo anche noi. In primo luogo riportiamo la tabella delle preferenze espresse sull´autocollocazione
politica con un formato un po´ diverso da quello precedentemente analizzato:
Tab. t3 Autocollocazione politica aggregata e comune residenza
Frequenza Col pct |
Milano |
Torino |
Totale |
SINISTRA |
137 27.40 |
171 34.20 |
308 |
CENTRO |
67 13.40 |
36 7.20 |
103 |
DESTRA |
125 25.00 |
99 19.80 |
224 |
NON COLLOCATO |
171 34.20 |
194 38.80 |
365 |
TOTALE |
500 |
500 |
1000 |
Si osserva immediatamente che, come abbiamo già notato, la maggioranza relativa è dei non collocati e che,
se pensassimo a questi dati come a risultati di elezioni, vincerebbe la sinistra (non considerando il centro)
, sia a Milano che a Torino. Ma come stanno realmente le cose?
Il ragionamento che facciamo è abbastanza semplice: sappiamo abbastanza bene come si atteggiano gli
intervistati sui diversi argomenti trattati dall´indagine e sappiamo anche che gli atteggiamenti sono in
qualche modo legati con la posizione politica espressa (non vediamo questo qui; lo diamo per scontato. Ci
torneremo nell´ultimo paragrafo). Ciò significa che ci aspettiamo che coloro che dichiarano una posizione
politica di sinistra abbiano fatto registrare misure significativamente diverse da coloro che dichiarano
una posizione politica di destra su tutti gli atteggiamenti per cui è stata richiesta un'opinione. Diciamo
che per ciascuno degli insiemi politicamente collocati siamo in grado di tracciare un profilo di
atteggiamento. Analogamente, per tutti gli altri (coloro che non dichiarano il voto o coloro che si
dichiarano al centro dello schieramento), siamo in grado di costruire il profilo di atteggiamento, ma non
siamo in grado di dire, per definizione, da che parte stanno, perché non lo dichiarano. Possiamo però
controllare se le misure di atteggiamento di ciascuno dei non collocati si avvicinano maggiormente al
profilo di atteggiamento dei collocati a sinistra, oppure al profilo di atteggiamento dei collocati a
destra. E poi decidere di considerarli di sinistra o di destra a seconda che il loro profilo si avvicini
di più al profilo di atteggiamento dei collocati a sinistra o a destra (ovviamente tutto ciò sconta un
margine d´errore). Pensiamo pure a questi profili come a medie di tutte le misure fatte per ciascun
gruppo, tra cui vengano calcolate in qualche modo le distanze (somma di differenze in valore assoluto,
somme di differenze al quadrato, ecc.)(nota 6). L´esito di questa operazione ci ha portato alla redazione della
seguente tabella:
Tab. t4 Autocollocazione sottocampione schierato, dopo l´attribuzione dei non collocati
Frequenza Col pct |
Milano |
Torino |
Totale |
SINISTRA |
202 40.40 |
252 50.40 |
454 |
DESTRA |
298 59.60 |
248 49.60 |
546 |
TOTALE |
500 |
500 |
1000 |
Se tutti avessero dichiarato la propria collocazione i risultati dell´indagine risulterebbero capovolti.
Vincerebbe la destra con il 54,6% dei voti. Questo risultato sarebbe dovuto soprattutto ai Milanesi, dove
la vittoria della destra risulterebbe schiacciante (59,6%). A Torino in verità vincerebbe la sinistra, ma
con uno scarto di voti minimo (50,4%) e statisticamente non significativo (può essere dovuto al nostro
campione e non riflettere una differenza realmente osservabile nella popolazione).
Se si tiene conto del fatto che il nostro modello ha una probabilità d´errore del 28,57% quando assegna un
intervistato alla sinistra, e del 16,96% quando assegna un intervistato alla destra, i termini della
sconfitta della sinistra vengono ridimensionati, ma non di molto: la destra prenderebbe comunque il 53,3%
dei voti. L´applicazione delle correzioni marginali anche all´interno della tabella, porterebbe ad una
divaricazione maggiore tra le posizioni e tra le città, senza cambiarne il segno (nota 7).
Si consideri anche, nel valutare la distribuzione dell´autocollocazione politica, che il campione è
bilanciato, mentre le popolazioni di riferimento non lo sono (Milano è più grande) e che l´indagine è stata
condotta nel periodo maggio-giugno 2000.
Le "scuole di pensiero" e l´autocollocazione politica
In quest´ultima parte torniamo su una questione lasciata aperta. Avevamo affermato di dare per scontata la
relazione tra atteggiamenti delle persone ed autocollocazione politica. Ora vediamone il senso. Come mostra
la successiva tabella, costruita su coloro che dichiarano di collocarsi a destra o a sinistra, la
relazione tra i profili, approssimati dal cluster, c´è ed è sensibile, come evidenzia il valore di
probabilità riportato. Il gruppo UNO si colloca prevalentemente a sinistra, il gruppo DUE si colloca
prevalentemente a destra, il gruppo TRE è anch´esso prevalentemente a sinistra anche se in questo caso la
differenza percentuale è meno accentuata.
Tab. t5 Autocollocazione politica e tipologia atteggiamento (cluster) prima dell´attribuzione dei non
collocati
Frequenza Col pct |
1 |
2 |
3 |
Totale |
SINISTRA |
140 76.92 |
68 37.36 |
100 59.52 |
308 |
DESTRA |
42 23.08 |
114 62.64 |
68 40.48 |
224 |
TOTALE |
182 |
182 |
168 |
532 |
Statistica |
DF |
Valore |
Prob |
Totale |
Chi quadro |
2 |
58.691 |
0.001 |
Dettagliando maggiormente ed osservando anche la collocazione centrale e i non collocati vediamo che i
gruppi DUE e TRE sono in prevalenza nei non collocati e che il gruppo TRE ha la percentuale più elevata,
rispetto agli altri, di collocazioni centrali.
Tab. t6 Autocollocazione politica, valori disaggregati, e tipologia atteggiamento (cluster)
Frequenza Col pct |
1 |
2 |
3 |
Totale |
SINISTRA |
140 56.91 |
68 17.99 |
100 26.60 |
308 |
CENTRO |
7 2.85 |
40 10.58 |
56 14.89 |
103 |
DESTRA |
42 17.07 |
114 30.16 |
68 18.09 |
224 |
NON COLLOCATO |
57 23.17 |
156 41.27 |
152 40.43 |
365 |
TOTALE |
246 |
378 |
376 |
1000 |
Statistica |
DF |
Valore |
Prob |
Totale |
Chi quadro |
6 |
130.073 |
0.001 |
Infine osserviamo la relazione dei profili degli intervistati approssimati dai cluster sulla variabile di
posizione politica dopo l´assegnazione del centro e dei non collocati.
Tab. t7 Autocollocazione politica e tipologia atteggiamento (cluster) dopo l´attribuzione dei non
collocati
Frequenza Col pct |
1 |
2 |
3 |
Totale |
SINISTRA |
186 75.61 |
99 26.19 |
169 44.95 |
454 |
DESTRA |
60 24.39 |
279 73.81 |
207 55.05 |
546 |
TOTALE |
246 |
378 |
376 |
1000 |
Statistica |
DF |
Valore |
Prob |
Totale |
Chi quadro |
2 |
146.870 |
0.001 |
L´aver usato i profili per discriminare le autocollocazioni ambigue determina ovviamente un rafforzamento della
relazione, il cui senso viene ulteriormente precisato. L´effetto opposto dei profili sulla dicotomia sinistra-destra
viene accentuato mentre diminuisce l´effetto discriminante del gruppo TRE. Da notare anche che l´effetto in questo
caso cambia di segno.
NOTE
1. Analisi delle componenti principali
2. Analisi dei cluster
3. Analisi discriminante
4. Ricordo che i punteggi medi registrati sono comunque bassi. Per cui più che di accettazione o approvazione
conviene parlare di non stupore, assuefazione
5. Ricordiamo che sulle questioni dei diritti civili, la dimensione considerata calcola anche l´atteggiamento
verso l´omosessualità
6. La tecnica utilizzata è l´analisi discriminante che, in modo un po´ più complicato, compie le operazioni
descritte nel testo. L´attribuzione ai gruppi noti a partire dai profili avviene prima per gli individui di
cui si conosce l´appartenenza al gruppo. In questo modo si prova il modello: si confrontano i risultati
ottenuti dal modello con i dati osservati e si conta quante volte ci si sbaglia (In un senso e nell´altro.
Nel nostro caso abbiamo due tipi di errore: il modello attribuisce alla destra un individuo che in realtà
si è collocato a sinistra; il modello attribuisce alla sinistra un individuo che in realtà si è collocato
a destra). Se il numero di volte in cui il modello azzecca viene giudicato abbastanza grande in riferimento
alla scelta casuale (che viene approssimata nel nostro caso con una probabilità di 0,5), allora si può
usare il modello per assegnare ai gruppi noti coloro di cui non conosciamo l´appartenenza (centro e non
collocati).
7. Per maggior rigore si dovrebbe in questo caso ricalibrare il modello stimandolo per ciascuna città.
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